Del Neri alla Juve? Qualcosa non torna...

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aLele
view post Posted on 15/5/2010, 17:33




Qualcosa non torna. Magari è davvero così, probabilmente tutto andrà come in molti ipotizzano in questi giorni. Anche se a pensarci bene ci sono parecchie incongruenze, molte (troppe) contraddizioni. Lunedì prossimo, il 17 maggio, Andrea Agnelli sarà ufficialmente insignito della carica di presidente della Juventus. Il giorno dopo la fine del campionato in corso. Il peggiore, o comunque uno dei peggiori, che la Juve abbia disputato negli ultimi 50 anni. Settimane addietro il neo presidente in pectore, nel salutare la stampa, ci aveva messo del suo, aveva promesso molto. In termini di lavoro e investimenti. Sotto tutti i punti di vista, non solo quelli meramente ‘spiccioli'. Beppe Marotta, nuovo direttore generale, un inizio. Poi uno staff tecnico da ricostruire, una squadra da rendere nuovamente competitiva ai massimi livelli. La sua squadra, quella per la quale Andrea, il neo presidente, fa il tifo da sempre. Parole misurate, ma indissolubilmente legate ad un filo conduttore che si rinsalda: la Famiglia. Gli Agnelli. Tanti tasselli da mettere a posto affinchè la passione sportiva di una dinastia potesse tornare a brillare, anzi a splendere. Quindi l'allenatore. Sembrava fatta per Rafa Benitez, poi presunte incomprensioni, reiterati tentennamenti, e ventilate rotture avrebbero fatto saltare la trattavia, al punto che ora c'è addirittura chi dice che Luigi Del Neri avrebbe quasi firmato e che, a prescindere, l'eletto, il prescelto, sarebbe comunque lui.

Tuttavia, riavvolgendo il nastro, analizzando dichiarazioni, voci e situazioni, qualcosa non torna. Il rimpasto societario che, a breve, ridisegnerà la quasi totalità dell'organigramma bianconero, il vertice della nuova piramide occupato da un vero tifoso, da un vero Agnelli, un direttore generale competente e capace come Beppe Marotta, una società da rilanciare in toto dopo quattro anni di buio totale. Per questo, e molto altro ancora, Del Neri non torna. Non ce ne voglia il tecnico friulano di Aquileia, non ce ne vogliano i tifosi della Sampdoria, né i diretti interessati, ma la sicurezza con la quale ultimamente si da per scontato che l'attuale allenatore della Doria sia il prossimo tecnico bianconero puzza di bruciato. Quasi come un'onda di notizie create ad arte per sviare dalla realtà dei fatti, per confezionare il cosiddetto colpo di mercato. Il primo, il più importante: il tecnico dal quale ripartire, l'uomo al quale affidarsi per ricostruire. La prima incongruenza sta tutta qui: un anno più opzione per il secondo per Del Neri, più che ad un progetto assomiglia a un contratto a progetto. Che è ben altra cosa. Senza dimenticare che dopo una stagione così avara di soddisfazioni, in calce ad un campionato così deficitario, il prescelto dovrebbe essere un personaggio di primissimo livello. E Del Neri, per quanto bene abbia fatto prima a Verona, poi a Bergamo e infine a Genova, è zavorrato dalle esperienze di Porto, Roma e Palermo. Non propriamente il profilo di un big insomma.

In secondo luogo, ora che Andrea Agnelli è salito al comando (lunedì lo farà in maniera operativa) della squadra che fu di suo zio prima e di suo padre poi, difficilmente si presenterà al mondo con una soluzione di ripiego. Sì, perché anche i muri sanno che, per puntare in alto, le scelte sarebbero state altre. Da Fabio Capello a Rafa Benitez, passando per Cesare Prandelli, Luciano Spalletti e Arsene Wenger. Tecnici carismatici, allenatori esperti e capaci, personaggi del calibro di José Mourinho per intenderci. Iniziare una rivoluzione passando per una seconda scelta risulterebbe stonato e indubbiamente sbagliato, oltre che estremamente rischioso. Certo l'allenatore è solo il primo di una lunga serie di tasselli da incastrare. Ma è anche il più importante. Il perno sul quale costruire. L'asse dal quale ripartire. Andrea e Beppe, Agnelli e Marotta, lo sanno bene. Così come sanno che la pazienza dei tifosi è ormai giunta al limite della sopportazione. Altresì consci del fatto che, fra un anno, di questi tempi, si inaugurerà lo stadio nuovo. Quello di proprietà. Un gioiellino di salotto dedicato al calcio e che per il gioco del pallone è stato concepito e, in questi mesi, costruito. Verosimilmente occorrerà disporre di una squadra all'altezza. Non si può correre il rischio di fare l'ennesima brutta figura. E poi c'è il parco giocatori: c'è un Diego da rilanciare, un Melo da recuperare, e tutta una serie di calciatori su cui puntare. Altro che Zigler, Cassani e Pepe, con tutto il rispetto. La Juve non è la Samp, ma nemmeno il Palermo o la Roma. La Juventus è la società più blasonata e importante d'Italia, è quella con maggiore fascino, con il più alto numero di sostenitori. Ora esasperati, snervati, indispettiti e scocciati. Ovviamente ci sono parecchie situazioni da sistemare, ma la sfida, per quanto difficile, è comunque affascinante. Anche se, francamente, è cosa da numeri uno per cui puntare in alto costerebbe, ma avrebbe un senso. Come certi silenzi, come eventuali e opportuni depistaggi. Mai come in questo caso, il fine giustificherebbe i mezzi. Ammesso che le sopracitate considerazioni non si rivelino esclusivamente personali elucubrazioni.
 
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